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Giornale di Bordo

 

file Mps con le tappe    file : Namibia: the Bradt Travel Guide    Immagini Sat dei luoghi attraversati

LA TERRA DEI DIAMANTI 

 Dell’Africa, prima o poi, ci si innamora. Perché ti trasmette in petto quel battito che non smette mai, che sempre e comunque ti stimola a pianificare nuove calate verso sud. Per noi che oramai possiamo essere considerati malati cronici -probabilmente terminali- è giunto il momento di rifare gli zaini, censire tutto il materiale necessario, caricarlo su di un aereo e ripartire.La meta sarà la zona compresa tra la Namibia e il Deserto del Kalahari; una’area enorme e apparentemente vuota, fatta di grandi paesaggi, piste sconfinate e sole infuocato, circoscritta tra le dune del Namib a W, i grandi parchi del Botswana e le foreste angolane a N, il rigore della vita del Sudafrica a S/SE. Cercheremo di non tralasciare alcunché, come farebbe Mr. Sherlock Holmes, armato di lente e col solito fiuto, nel cercare di risolvere un intricato mistero, o più in sintonia con le nostre origini, come il “vej tabui da trifola”  delle Langhe.Però non possiamo continuare a viaggiare solo per il diletto di farlo, per soddisfare i sensi che lì si acuiscono a dismisura, o per piantare ancora una bandierina sulla nostra mappa del mondo… dobbiamo darci un obiettivo intrigante e degno delle fatiche cui immancabilmente andremo incontro.

 Ecco! Agiremo così!

 “Cercheremo di non farsi sopraffare dall’esuberanza del game-drive (motivo spesso dominante nei viaggi in Africa australe) per allargare lo sguardo verso la realtà rurale, verso quelle antiche etnie che occupano, oramai segregate in aree spesso dimenticate dai governi, le ultime propaggini della “Terra dei diamanti”.

Chi sono:

 Il popolo dei San, (meglio conosciuti come bushman, o boscimani) gli infallibili cacciatori originari delle pianure del Kalahari, tra i primi musicisti della zona australe e tenutari di antiche pratiche mediche, i soli a conoscere linguaggio “a schiocchi” risalente a prima dell’uso della parola, con le loro sembianze asiatiche, per le quali, in passato, venivano considerati alla stregua degli animali…. Vengono oramai fatti sfollare dalle loro terre per volere del governo, che chiude i pozzi dei villaggi per alimentare i sempre maggiori stagni artificiali per l’abbeveraggio degli animali (e la gioia dei turisti);

 Gli Herero, fieri allevatori di ceppo Bantu, giunti in Namibia verso il 1400 e provenienti dalle sponde dello Zambesi. Un tempo i padroni indiscussi dell’area centrale compresa tra Namibia e Kalahari, il Kaokoveld, e le cui feste sono state dichiarate tra le più incantevoli e singolari di tutta l’Africa, vennero massacrati oltre un secolo fa, insieme ai Nama, dall’esercito tedesco in seguito alla rivolta del 12 gennaio 1904. Vivono ora in riserve e vengono impiegati come manodopera nelle miniere sudafricane.

 Gli Himba, o per meglio dire gli “ovahimba” termine coniato dagli Herero e che significa “il popolo che si vanta”… probabilmente per via delle grandi mandrie che possedevano, tesi avvalorata anche dal missionario e storico tedesco Heinrich Vedder che ne seguì le sorti per molto tempo. Gli ultimi hippies… con i loro corpi nudi color dell’ocra, rifugiatisi con le loro greggi presso le lontane rive del fiume Kunene, al confine con l’Angola, rifuggono i dogmi della modernizzazione e della globalizzazione;

 L’idea di cercare un contatto semplice e senza riserve con alcuni dei loro villaggi è ben più del “motivo di un viaggio” e probabilmente ci porterà via molto del tempo a disposizione.

Per far fronte a ciò, e vista la difficoltà nel reperire informazioni dettagliate sulla locazione di alcuni dei più remoti insediamenti, specie all’interno del Kalahari, batteremo a tappeto alcune aree davvero isolate, tenendo ben presente che l’uso della tecnologia è imperativo ma non deve prevaricare gli scopi… Speriamo che tutto ciò avvenga senza “infastidire” e soprattutto senza alimentare in loro un’errata visione della modernità che ci portiamo inevitabilmente appresso.

La Città Perduta

E mentre ci siamo ficcheremo il naso in una leggenda, quella della città perduta del Kalahari. Chi ha costruito muri, strade e case 2200 anni fa? Chi aveva una civiltà così evoluta da estrarre oro e ferro dalle miniere del Kalahari? Chi abitava sulle rive del lago che c'era al posto del deserto? Il mistero ci aspetta......

 

SUD AFRICA

Parco Nazionale del Kalahari Gemsbok (Northern Cape)

I San

Finalmente in terra d'Africa, dopo il solito lungo viaggio aereo, solo il tempo di recuperare le auto, controllarle mentre il resto del Team provvederà alla prima spesa e.... partenza. Da Jo'burg a Kuruman : la porta del Kalahari.

JOBURG

Kuruman

Il parco possiede le caratteristiche dune rosse, ed è uno dei gioielli della regione. Si trova nel lontano angolo Nordoccidentale del paese e con i suoi 953.000 ha è una delle maggiori aree protette di tutta l'Africa. Con l'adiacente parco Mabuasehube Gemsbok del Botswana, è anch'esso ispirato alla filosofia dei Parchi della Pace, che promuove la libera circolazione degli animali attraverso i confini nazionali. Come dice il suo nome ospita il Gemsbok, l' orice, nonchè la delicata antilope saltante, lo hartebeest rosso, lo gnu blu, la zebra di Burchell, l'eland, il cefalofo comune, il protele, e il raro leone del Kalahari dalla criniera nera, la iena marrone, il ghepardo, e l'otocione.

Nel 1990 è stata reintrodotta la giraffa in questa parte del paese, 87 anni dopo che l'ultimo esemplare era stato abbattuto a Kameelsleep sul fiume Nossob. Il parco è anche uno degli ultimi rifugi degli avvoltoi e delle aquile, e un eccellente luogo per avvistare il falco dal colletto rosso e il bateleur.


Cosa fare e cosa vedere:
Centro di riabilitazione per rapaci di Kuruman Kalahari, the Eye, la più grande sorgente naturale dell'Emisfero Meridionale, le sabbie tonanti di Witsand, l'avvistamento degli animali, il bird watching. Tutto su percorsi per 4WD.

Si tratta del popolo più antico dell'Africa meridionale, caratterizzato da tratti somatici particolari: statura molto ridotta, carnagione giallo-bruna, zigomi e occhi che richiamano tratti asiatici. Già in un periodo compreso tra venti e trentamila anni fa, piccoli gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori, progenitori degli attuali Boscimani, abitavano tutta l'Africa meridionale e decoravano con la loro splendida arte migliaia di rocce e caverne. Quando i Khoi Khoi (del ceppo Ottentotto), vennero in contatto con i San, dettero origine al ceppo Khoisan. Ancora oggi i Boscimani, possono essere visti in alcune zone del Botswana e della Namibia, anche se pochissimi hanno mantenuto lo stile di vita originale. Il gruppo dell' area del fiume Kuiseb e' un'eccezione , e mantiene a tutt'oggi lo stile di vita degli antenati allevatori di capre.Circa 2400 anni fa numerose comunità di ceppo Bantu, provenienti da nord, si stabilirono in queste zone. Con una struttura tribale organizzata, a differenza dei Khoisan che vivevano in gruppi familiari, occuparono sempre più la scena e il territorio della Namibia. I Khoisan furono spinti ai margini dei territori più favorevoli ed andarono ad occupare il deserto o le paludi dell'Okavango finendo per diventare “gregari socialmente inferiori” del ceppo Bantu ormai dominante. Il processo di sottomissione continua ancora oggi, i Boscimani si stanno estinguendo.Intorno al 1400 giunsero in Namibia gli Herero, popolo allevatore di etnia bantu proveniente dall'area del fiume Zambesi. Gli Herero occuparono la parte nord-occidentale del paese entrando in conflitto con i Khoisan per questioni di acqua e di pascolo. Da questo conflitto gli Herero ebbero la prevalenza scacciando i Khoisan e i Damara (la cui origine non e' chiaramente accertata). A queste popolazione si aggiunge l' etnia Wambo che occupa la parte settentrionale del paese. Questa e' la fotografia del paese all'inizio del 1500, all'arrivo dei grandi esploratori europei Diego Cao e Bartolomeo Diaz che in due viaggi successivi furono i primi a sbarcare sulle coste della Namibia. A loro seguirono una serie ininterrotta di mercanti, missionari e cacciatori bianchi durante tutto il secolo successivo.Ma oggi gli ultimi Boscimani sono ridotti a vivere nelle frange dei loro antichi territori . Nel tempo le loro tradizioni si sono dissolte: le altre culture dominanti, la mescolanza con altre etnie e la segregazione in zone a loro assegnate, ha portato i Khoisan alla perdita dell'identità e del patrimonio culturale originario.
Ai popoli Khoisan non è stato solo negato l'accesso alle risorse naturali, da cui dipende la loro esistenza interconnessa con i ritmi della natura; anche la loro dignità è stata mortificata, da tutti i gruppi etnici del subcontinente.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il "Decennio dei Popoli Indigeni": 1995-2005. A partire dagli anni '90, finalmente, i cambiamenti sociali del Sud Africa e della Namibia hanno favorito la presa di coscienza e l'inizio del riscatto dei Khoisan.

Lo Spitzkoppe

Il Kaokoland

Gli Himba

 

Il fiume Kunene segna il confine tra Namibia e Angola, ma i confini tracciati sulla carta dai colonialisti non rispecchiano la geografia ambientale e umana. La regione sud angolana presenta infatti strette analogie con quella del Kaokoland namibiano: un altopiano interno verdeggiante con clima tropicale secco, una catena montuosa ad occidente che scende con una ripida scarpata su una pianura costiera semidesertica, con le dune che si smorzano sull’Atlantico.

E anche le popolazioni sono le stesse: sparuti gruppi di cacciatori boscimani con la loro misera tecnologia preistorica, agricoltori ottentotti dalla parlata schioccante, pastori herero con gli incredibili ampi abiti ottocenteschi europei delle loro donne e, soprattutto, gli himba, popolazione nomade che vive stentatamente ancora immersa nella preistoria, con donne bellissime che abitano quasi nude in capanne di rami e paglia con il corpo spalmato di grasso e di argilla rossa, adornate da pregevoli monili di ferro, osso e conchiglie.

Le difficoltà di accesso a questo territorio, sede per decenni di attivi scontri tra truppe governative e miliziani cubani da una parte e ribelli nazionalisti e forze sudafricane dall’altra, e che ha ospitato per lungo periodo anche le basi della guerriglia indipendentista namibiana, hanno permesso il mantenimento di uno straordinario equilibrio tra ambiente naturale e popolazioni locali, che un viaggiatore colto e curioso non può perdersi.

La nascita degli Himba risale alla seconda metà del XIX secolo, intorno al 1870, per la precisione. In quel periodo le tribù nama cominciarono ad attaccare sistematicamente i pastori herero che abitavano le aride steppe del Kaokoland.

 

Per sfuggire a queste razzie, un gruppo di Herero fu costretto ad attraversare il fiume Kunene e riparare in Angola, chiedendo cibo e pascoli alla tribù boscimane degli Ngambwe e guadagnandosi così il nome di ovaHimba, «il popolo che mendica». Solo nel 1920, sotto la guida di un capo chiamato Vita («Guerra»), gli Himba riuscirono a riattraversare il Kunene e tornare ai loro pascoli.

Nei decenni passati in esilio, il loro destino si era definitivamente separato da quello degli altri Herero, i quali erano entrati in contatto con i colonizzatori tedeschi, e ne avevano mutuato alcune usanze: a partire dall’agricoltura sedentaria per arrivare all’abbigliamento.

 

Oggi, vedendo una imponente matrona herero con il suo ampio vestito da contadina tedesca di fine Ottocento, confezionato con grandi quantità di stoffa colorata, completo di grande copricapo e magari aggiornato con l’aggiunta di un paio di occhiali da sole o di un vistoso orologio da polso, e confrontandola con una snella himba che indossa solo il perizoma e gli ornamenti tradizionali, risulta difficile credere che appartengano allo stesso popolo.

Namibia - Storia

Misteri

Namibia Centrale

Nel 1850 la Namibia fu colonizzata dalla Germania e nel 1884 iniziarono le prime guerre contro i gruppi etnici locali da parte dei tedeschi.
Tra il 1904 e il 1908 i colonizzatori iniziarono una progressiva espropriazione delle terre e del bestiame che scatenò la ribellione delle comunità di Herero e di Nama e provocò la decimazione degli Herero. Da allora, nessun africano all'interno della cosiddetta Zona di Polizia poté possedere un capo di bestiame; le terre di qualità più scadente furono utilizzate come riserve per gli indigeni e, allo stesso tempo, furono espropriate le aree più fertili, come le terre della Corona per distribuirle tra i colonizzatori.
Intorno al 1907, metà degli africani erano stati decimati dalla guerra.
In seguito, i tedeschi introdussero le prime forme di segregazione razziale e diedero inizio allo sfruttamento delle miniere di diamanti.
Nel 1908, vennero effettuati i primi rilevamenti di depositi diamantiferi a Lüderitz.
Nel 1915, il Sudafrica invade la Namibia.
Nel 1920, la Società delle Nazioni concede al Sudafrica un mandato per amministrare il Paese.
Nel 1945, il Sudafrica rifiuta di annettere la Namibia tra i territori soggetti all'amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite.
Nel 1948, il Sudafrica dichiara la Namibia quinta regione dell'Unione.
Nel 1950, viene fondato lo SWAPO.
Nel 1959, Nujoma e altri membri dello Swapo vengono mandati in esilio dalla polizia sudafricana in seguito a una manifestazione di protesta contro il trasferimento forzato dei residenti neri di Windhoek.
Nel 1960, il Sudafrica estende il sistema dell'apartheid alla Namibia.
Nel 1966, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite rescinde il mandato del Sudafrica e ne richiede il ritiro dai territori della Namibia.
Nel 1966, lo SWAPO inizia l'offensiva armata. Le Nazioni Unite revocano il mandato al Sudafrica.
Nel 1971, la Corte di Giustizia Internazionale dichiara illegale l'amministrazione sudafricana in Namibia.
A partire dagli anni '70, lo Swapo ha la possibilità di intensificare le operazioni militari utilizzando basi in territorio angolano. Il Sudafrica risponde creando un esercito locale (lo SWATF - South West Africa Territory Force) e intraprendendo una serie di campagne controinsurrezionali che fanno ingenti vittime tra le popolazioni della Namibia settentrionale.
Nel 1978, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta la Risoluzione 435, che garantisce la graduale decolonizzazione del Paese, la cessazione delle ostilità e la smobilitazione delle forze armate sotto il controllo delle Nazioni Unite, garantendo la tutela della pace e lo svolgimento di libere elezioni.
Nel 1988, la Risoluzione 435 diventa esecutiva in conformità con gli accordi siglati nel 1987 tra il Sudafrica, l'Angola, Cuba e gli Stati Uniti. Tale risoluzione prevede il ritiro immediato delle truppe sudafricane dalla Namibia e di quelle cubane dall'Angola.
Nel 1989, i Caschi Blu delle Nazioni Unite atterrano a Windhoek. I soldati cubani vengono fatti evacuare dall'Angola e quelli sudafricani dalla Namibia.
Walvis Bay e le 12 isole Penguin restano per il momento al Sudafrica.
Nel febbraio 1990, Sam Nujoma viene eletto Presidente della Namibia.
Il 21 Marzo 1990, la Namibia diventa uno Stato indipendente.
Nel 1994, il Sudafrica trasferisce alla Namibia la sovranità di Walvis Bay e delle 12 isole Penguin.

 

da: La "Shoah" dimenticata – di Jean-Léonard Touadi (fonte Nigrizia)

 

Secondo il libro di Serge Bilé, sono tra i 10 e i 30mila i neri morti nei campi di concentramento nazisti. Prima dei lager, la Germania si era resa responsabile del genocidio degli herero in Namibia: «Una gigantesca e infernale preparazione ai campi di sterminio» Auschwitz è una macchia indelebile nella coscienza collettiva dell’umanità. La sua commemorazione, a sessant’anni dalla fine della guerra, lungi dall’essere un semplice rituale per “fare memoria”, dovrebbe diventare l’occasione per la stesura di un patto morale di sopravvivenza collettiva. Perché l’uomo (non solo il nazista) non possa mai più annientare l’uomo (non solo l’ebreo). Ricordare la Shoah è dire no a tutti i genocidi, a tutte le volte in cui il “sonno della ragione” fa dell’uomo un lupo per il suo simile.

Il dovere di memoria s’impone per tutte le vittime della barbarie nazista. Nel susseguirsi delle cerimonie ufficiali e delle testimonianze dei sopravvissuti, invece, c’è un silenzio incomprensibile sulle vittime nere dell’Olocausto. Africani, tedeschi d’oltre-mare (originari dei territori dell’impero coloniale prussiano) e meticci (nati da matrimoni misti in Germania) hanno conosciuto la discriminazione, la deportazione e la morte nei campi di concentramento. Eppure, quasi nessuno, o pochissimi, hanno ricordato quei neger di Germania, nominati nei famigerati testi di legge di Norimberga, che spianano la strada all’Olocausto. C’era un’unica differenza: gli ebrei erano tenuti a portare la famigerata stella gialla; i neri erano sistematicamente sterilizzati.

Le vittime:

 Tante le storie raccolte da Serge Billé. Come quella di Erika N’Gando, camerunese di 35 anni, raccontata da Renée Hautecoeur, francese sopravvissuta al campo di prigionia di Ravensbruck. Renée ricorda quella giovane donna, soprannominata dalle compagne di sventura «Blanchette»: «Gridava dalla mattina alla sera: “Ho freddo, ho freddo!”». Come tutte le detenute, Erika era soggetta a numerose umiliazioni e sottoposta a lavori forzati. A turno, lei e le altre dovevano soddisfare sessualmente le guardie naziste. Erika non è mai più tornata in Camerun.

 Né è mai tornato a casa Carlos Grevkey, originario dell’isola di Fernando Po (oggi isola di Bioko, Guinea Equatoriale). Durante la guerra di Spagna, la sua famiglia lasciò la penisola iberica e si rifugiò in Francia. Nessuno sa come Carlos arrivò in Germania. Fu deportato a Mauthausen, dove trovò la morte nelle camere a gas.

 Alcune storie sono narrate dalla viva voce del cantante John William, figlio di una ivoriana e di un francese. Accusato di sabotaggio nella fabbrica di Montluçon, dove lavorava come operaio, fu arrestato e deportato nel campo di Neuengamme all’età di 22 anni. Nonostante le dure condizioni di cattività, John visse giorni di solidarietà con gli altri neri del campo. «Riuscii a sopravvivere, grazie all’intensa solidarietà degli amici e alla fede cristiana», ha dichiarato John nell’intervista concessa a Serge Bilé.

 Ma per un John che racconta la fortuna di essersi salvato, tanti altri sono spariti per sempre, senza nemmeno la dignità di un ricordo. L’eclisse degli africani e degli zingari, nei ricordi annidati dentro l’inconscio collettivo dell’umanità, è un vulnus morale che merita di essere colmato, per completare il ponderoso e doveroso percorso d’interiorizzazione della Shoah che l’umanità sta compiendo.

 Il caso degli herero:

Ma se il mondo dimentica gli africani morti nei campi nazisti, la Germania si sforza di non cancellare dalla memoria nazionale il genocidio degli herero, compiuto dalle truppe tedesche in Namibia nel 1904. «Noi tedeschi assumiamo la nostra responsabilità morale e storica. Vi chiedo perdono». Con queste parole, Heidemarie Wieczoreck-Zeul, ministro tedesco della Cooperazione allo sviluppo, si è rivolto ai discendenti degli herero, che chiedono da tempo alla Germania un’assunzione di responsabilità storica e un risarcimento materiale.

Nel 2001, l’associazione per i risarcimenti al popolo herero ha iniziato una causa davanti ai tribunali americani, chiedendo al governo tedesco 4 miliardi di dollari e altrettanti a imprese tedesche allora presenti in Namibia (Deutsche Bank AG, Woerman line – oggi SAFmarine – e Terex Corporation).

 I fatti risalgono ai primi decenni dell’occupazione tedesca della Namibia (1880-1915). Insieme al Tanganika, a una parte del Camerun e al Togo, la Namibia era la perla delle colonie tedesche in Africa. Il regime coloniale nell’Africa del sud-est era durissimo: continue umiliazioni delle persone e delle loro tradizioni; lavori forzati, accompagnati da percosse fisiche; violenze sulle donne; confisca delle terre e del bestiame.

Il 12 gennaio 1904 scoppia la rivolta degli herero. Il capo, Samuel Maherero, guida la sommossa. Duecento coloni tedeschi sono uccisi, mentre i missionari sono risparmiati. Dopo una prima reazione, giudicata «troppo debole» dalle autorità di Berlino, la rappresaglia tedesca è affidata al nuovo governatore, il generale Lothar Von Trotta. Questi dichiara: «Il popolo herero deve lasciare il paese. In caso contrario, sarò costretto a sloggiarlo coi cannoni».

Davanti al rifiuto degli herero, Von Trotta accerchia le loro terre (lasciando libera soltanto una via di fuga verso il deserto del Kalahari), uccide chiunque capiti a tiro e ordina di avvelenare le sorgenti d’acqua. Ai più turbolenti riserva impiccagioni di massa. Il primo genocidio del XX secolo si protrae dal 1904 al 1907. Quando il governatore Von Lindequist ordina la fine delle operazioni belliche, il bilancio è terrificante: dei circa 90.000 herero originari ne sono rimasti solo 15.000, confinati in “riserve tribali” e utilizzati dai coloni come mano d’opera schiava.

 

 

 

1989: incidente UFO nel Kalahari

Alla fine del 1989 nel deserto del Kalahari ( Africa del sud ) sarebbe stato abbattuto nello spazio aereo del Botswana un UFO da un Mirage dell' aereonautica militare sudafricana, con una tecnologia nuova per quegli anni: il THOR-2. Gli ufologi sono venuti a conoscenza del fatto poco tempo fa, grazie a un ricercatore inglese, Dodd Tony.Doddy afferma di aver avuto questa informazione da James Van Greunen, un capitano dell' intelligence in servizio all' aereonautica sudafricana. Al tempo era stata montata una nuova arma laser in via di sperimentazione su un Mirage della flotta del Sud Africa. Un oggetto volante non identificato sarebbe stato rilevato dai radar mentre sorvolava lo spazio aereo del paese e alcuni alti ufficiali dell' aviazione militare avrebbero impartito un ordine preciso al Mirage in possesso del THOR-2: intercettare e all' occorrenza abbattere l' UFO. Il velivolo intruso sarebbe stato raggiunto e abbattuto mentre sorvolava il deserto del Kalahari.
I militari, recatisi sul luogo dove era stato abbattuto l' UFO rinvenirono il velivolo e al suo interno i corpi di 2 umanoidi, fisicamente alti ed esili che vennero esaminati in un ospedale militare. Quanto affermato dal capitano Van Greunen e' stato divulgato in un libro da lui pubblicato in Germania, dato che in Sudafrica era stato minacciato dal governo. La maggior parte degli ufologi concordano sulla veridicità di quanto raccontato da Van Greunen .

 

L’antico fenomeno dei 'Fairy circles' della Namibia

 

Tra i fenomeni legati alla terra e alla figura del cerchio, a mio avviso, uno dei più affascinanti è quello dei 'Fairy circles', particolari zone circolari prive di vegetazione che caratterizzano il paesaggio della Namibia, stato dell'Africa fra i più "sconosciuti" al grande pubblico ma dalla natura ricca, dal mutevole ed incantevole paesaggio,  fatto di grandi silenzi e di cieli di una bellezza mozzafiato.  

 

Si tratta di un fenomeno così antico (le tribù locali lo “conoscono” da sempre) e così singolare che non esiste tour turistico africano che attraversi la regione del Marienfluss, nel Kaokoland della Namibia, che non includa una tappa alla visita di queste particolari formazioni circolari.

 

In seguito alla divulgazione dei risultati di uno studio su tale fenomenologia,  molte testate internazionali1, nella settimana appena trascorsa, si sono occupate dei cerchi africani e a noi, nei giorni ormai prossimi alla ripresa a pieno ritmo della tradizionale “stagione” dei crop circles, piace “abbinare” idealmente i due fenomeni che, pur essendo così differenti, ci suggeriscono delle riflessioni sociologiche da non sottovalutare.

 

Non sarebbe coretto pensare al fenomeno namibiano come uno di quei “misteri” dei quali, solo di recente, la scienza si è occupata. Ad una attenta valutazione delle cose ci si rende conto come dei 'Fairy circles' la scienza si occupa da più di 30 anni. Siamo a conoscenza di studi pubblicati dal 1974 al 2000. I più rappresentativi quelli di:

Tinley KL (1974) Synopsis of outstanding problems in Etosha-Damarana-Kaokoveld region of S.W.A. unpl. paper, University of Pretoria.

Theron GK (1979) Die verskynsel van kaal kolle in Kaokoland, Suidwes-Afrika. Journal of the South African Biological Society 20: 43–53.

Viljoen PJ (1980) Veldtipes, Verspreiding van die groter Soogediere, en enkele Aspekte van die Ekologie van Kaokoland. Pretoria (unpubl. M.Sc.thesis).

Eicker A, Theron GK, Grobbelaar N (1982) `n Mikrobiologiese studie van “kaal kolle” in die Giribesvlakte van Kaokoland, S.W.A.-Namibia. South African Journal of Botany.1: 69–74.

Moll E (1994) Fairy rings in Kaokoland. In: Seynai JH & Chikuni AC (eds) Proceedings of the 13th Plenary Meeting AETFAT, Zomba, Malawi, pp 1203–1210.

Becker T,  Getzin S (2000) The fairy circles of Kaokoland (North-West Namibia) – origin, distribution, and characteristics. Basic and Applied Ecology 1, 149–159

Ultimo, in ordine di tempo, lo studio del ricercatore  Gretel van Rooyen, un botanico della università di Pretoria. Il professor van Rooyen, in esclusiva dalle pagine di  New Scientist3 , ha dichiarato come le opportune prove di laboratorio da lui effettuate suggeriscano come il fenomeno dei 'Fairy circles'  possa essere legato a qualcosa di tossico che non permette alla vegetazione di crescere all’interno dei cerchi e rigettando, alla luce dei nuovi test, alcune vecchie ipotesi. Nulla di più, allo stato attuale, è in grado di aggiungere, se non che questi cerchi restano un campo d’indagine aperto, terreno di sfida per la scienza che, ad esempio, dovrà spiegare i come ed i perché insiti alla presenza di una qualche tossicità in quei luoghi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se quindi appare controverso e non ancora possibile definire cosa sono i fairy circles, possiamo tentare d’analizzare cosa per certo, alla luce degli studi e delle ricerche sopra citati, si conosce di questi cerchi.

Nel Kaokoland, la zona di distribuzione dei fairy circles si limita alle regioni dominate da depositi sabbiosi interessati da precipitazioni annue tra i 50 ed i 100 millimetri. 

L'interpretazione delle fotografie aeree indica che i fairy circles si estendono principalmente nella parte occidentale del Kaokoland.  La zona di distribuzione totale corrisponde a circa 3500 km2.

Una caratteristica tipica dei fairy circles è il bordo che delimita i cerchi e che è costituito da tussocks, erbe alte e fitte.  In generale, questi tussocks appartengono alla stessa specie d'erba che forma la vegetazione circostante anche se il loro aspetto appare essere più rigoglioso. 

Il diametro medio dei cerchi è compreso fra i 5 e gli 8 metri e, il loro interno, è privo di qualsiasi vegetazione.

Tinley (1974) considerò i cerchi come la risultante di resti fossili dell’attività delle termiti, fossili risalenti al periodo in cui le precipitazioni erano più abbondanti rispetto ad oggi. 

Un’altra spiegazione per i cerchi fu l'interazione allelopatica  fra l’euphorbia damarana e la vegetazione erbacea contemporanea (Theron 1979). 

Secondo l'ipotesi di Moll (1994), sono le termiti gli agenti più probabili delle formazioni dei fairy circles in base al comportamento specifico dell’Hodotermes mossambicus. Anche Becker e Getzin (2000) giungono all’ipotesi termiti.

Oltre a queste vi sono altre spiegazioni e diverse credenze intorno ai cerchi della Namibia: variazioni delle onde elettromagnetiche, minerali presenti nella terra, radiazioni, ragioni di origine meteorica, manifestazioni ufologiche, spiriti ballanti ed, infine, la spiegazione ufficiale (e tradizionale) del popolo Himba (l’etnia che abita la regione dei cerchi) e che sostiene come i cerchi sono lì da sempre ad opera di una loro divinità.

Quale che sia la verità è affascinante notare come popoli differenti e con differenti culture (la popolazione endemica ed il “popolo” dei turisti) guardino comunque al cielo di fronte ai misteri più complessi della natura; mi piace, a tal proposito, terminare questa “chiacchierata” sui 'Fairy circles' citando quanto è riportato in un diario di viaggio scritto da un’europea recatasi in Namibia: “Durante l’escursione della mattina, la nostra guida Sylvie ci ha mostrato la caratteristica del posto, veramente singolare. . L'erba bionda sulle dune è modellata in cerchi… mi ha ricordato i nostri crop circles.  Qui il fenomeno è denominato Fairy circles e abbondano numerose spiegazioni: alcune tribù locali dicono che sono lì a causa dei combattimenti degli oryx,  gli scienziati in visita parlano di effetti sotterranei delle termiti o dell'avvelenamento dovuto ad un piccolo fiore simile l’Eidelweiss.  "E cosa si dice circa l’attività extraterrestre?" chiedo ancora…..

La notte scorsa ho alzato la testa alle stelle….

 

Windhoek, la capitale, situata sull'altopiano centrale della Namibia; è una città affascinante, circondata da colline e dalle imponenti montagne Auas e Eros. L'altezza sopra il livello del mare è di 1.650m, lievemente inferiore a quella di Johannesburg, in Sud Africa, o Denver negli Stati Uniti d'America, detta "la città alta un miglio". Il clima è tipico di un paese molto arido, semi-desertico, giornate calde e notti fresche.

Il viale dell'Indipendenza, ricco di alberi e fontane, offre un po' di relax nel cuore della capitale. Marciapiedi ampi su cui passeggiare, simpatici bar e caffè, rendono ancora più piacevole una visita al centro. Lo Zoo Park, sempre nel centro, rende l'atmosfera ancora più rilassante, con alberi, prati e giardini.

Windhoek si gira molto bene a piedi. C'è un percorso pedonale di circa un'ora, detto Hofmeyer Walk, che passa nella vicina valle di Klein Windhoek e offre una veduta panoramica della città. Al centro della zona pedonale di Post Street sono in mostra 33 meteoriti dalla pioggia meteoritica di Gibeon, che depositò, nel 1837, 21 tonnellate di massi extraterrestri nella zona di Gibeon, nella Namibia meridionale.

Lo stile della città è stato arricchito notevolmente dalle numerose costruzioni in stile tedesco d'inizio secolo. I palazzi eretti nella zona commerciale della città, ricordano, per forme e colori, i loro predecessori in stile germanico. Palazzi coloniali, come il Tintenpalast, ossia "Il Palazzo d'Inchiostro", ora sede del governo e la Christuskirche, donano una bellezza particolare alla città. L'Alte Feste, costruzione dal muro bianco, riflette la storia del paese, costruito come forte, ora è un museo. Vi sono inoltre tre castelli tedeschi, progettati dall'architetto Willi Sander nei primi del 900, che rendono più romantica la vista della città.

I venditori ambulanti che dispongono i loro oggetti ai lati delle strade, riflettono la cultura del paese, con lavori in legno, cestini ed ornamenti vari.

Windhoek offre ogni tipo di comodità moderna, alberghi, pensioni e ristoranti specializzati in cucina locale, con dei gusti del tutto particolari. Le pregiate carni di animali come l'orice, il kudu o l'antilope, si trovano facilmente in quasi tutti i ristoranti. Queste carni sono particolarmente apprezzabili se servite affumicate o come patè. Bistecche di struzzo, filetti o biltong (stringhe di carne secca) sono piatti comuni. I deliziosi piatti di carne non scarseggiano mai, in quanto la Namibia è un paese produttore di carne di manzo e montone di ottima qualità. La costa fornisce inoltre frutti di mare e pesce di primissima qualità: aragoste, ostriche, sogliole, kinglip e steenbras.

L'influenza tedesca si può notare nel cibo, come in altri settori. In stile tedesco vi è un grande assortimento di salumi, vari tipi di pane e pasticceria di ottima qualità. La birra locale è leggera e rinfrescante, prodotta secondo un sistema locale il Reinheitsgebot, è composta di soli ingredienti naturali. Per chi fosse interessato a fare dello shopping, in centro vi sono negozzi di pellicce o giacche in pelle, dai design particolari; le pelli di Swakara, molto usate in questo campo, si differenziano dalle altre per il loro effetto "seta ondulata". I gioelli si distinguono per la loro bellezza, le composizioni variano dallo stile classico a quello moderno, le gemme sono locali o importate ed i modelli vengono composti a seconda del gusto del cliente, dagli orefici. Molto particolari sono i tappeti fatti a mano, in lana di karakul. Vari i negozi che vendono oggetti d'arte africana e pietre semipreziose.

Manifestazioni tipicamente tedesche, come "l'Oktoberfest" e "WIKA", il carnevale di Windhoek, che prende luogo ogni anno in autunno, donano a questa città cosmopolita un senso di gioia ed allegria. La Namibia International Trade Fair, ossia una fiera internazionale molto importante, in maggio, attrae un numero sempre maggiore di visitatori ed imprenditori stranieri. Luoghi d'interesse storico sono: il Museo di Stato, dove si possono ammirare esempi di cultura locale; e l'Alte Feste. Ulteriori informazioni sul paese, sono facilmente reperibili presso gli Archivi di Stato e la libreria Estorff. Per gli amanti dell'arte, la mostra permanente all'associazione artistica namibiana, offre la possibilità di osservare il meglio dell'arte locale. Il centro artistico della Namibia, mostra una vasta gamma di arti e mestieri locali.

Windhoek è il luogo ideale come base da cui partire per esplorare le campagne circostanti. La capitale è inoltre il punto di partenza di tour automobilistici, in autobus o aereo.

Vi sono tre luoghi di villeggiatura accessibili facilmente in quest'area. Il Parco Daan Viljoen, a circa 24 Km a ovest di Windhoek, nel mezzo delle colline Khomas Hochland. Varie specie di antilopi, zebre, babbuini e struzzi possono essere avvistati facilmente. SOno inoltre presenti circa 200 differenti tipi di specie di uccelli. Si ha la possibilità di scegliere tra due percorsi, uno di 1,5 Km e uno di 9 Km.

La Stazione di soggiorno Reho Spa nella provincia di Rehoboth, si trova a circa 90 Km a sud di Windhoek. Poco distante dalla strada principale, è fornita di piscina, bar e bagni termali. La sistemazione varia da bungalows lussuosi a campeggi sia per tende che per caravan. Un museo, in città, mostra l'interessante storia degli abitanti di Rehoboth.

La Stazione Turistica Von Bach Dam, poco a sud della città di Okahandja, è l'ideale per gli sport acquatici e per la pesca, specialmente alle carpe. Si può sostare giorno e notte.

Okahandja, 72 Km a nord di Windhoek, ha una storia significativa per la la tribù Herero. Questa gente si riunisce annualmente durante l'ultima domenica di Agosto, per recarsi alle tombe dei loro parenti. Vi è inoltre un grande mercato all'aperto, a pochi minuti dalla città in cui possono essere acquistati oggetti di artigianato locale sia in legno che in pietra.

Le Acque Termali di Gross Barmen, a 100 Km da Windhoek, in direzione nord; dove ci si può rilassare in piscina o nei bagni termali circondati da palme altissime. I visitatori apprezzano particolarmente le acque calde minerali. L'accomodazione varia da lussuosi miniappartamenti, a più piccoli, ma molto confortevoli bungalows.

La città di Otjimbingwe è situata nella pittoresca zona delle colline Khomas Hochland. Qui vi fu costruita la "Powder Tower" di 8 metri dalla missione Renana, nel 1872, per motivi di difesa.

Karibib, una piccola città tra Windhoek e Swakopmund, è famosa per le sue cave di marmo ed una vasta scelta di pietre preziose. La miniera d'oro Navachab, ha contribuito fortemente allo sviluppo economico della città, che può vantare ben due alberghi e svariate fattorie. Una sensazione di antichità è generata dall'arte rupestre presente in questa zona.

Le Montagne Erongo, a nord di Usakos, nascondono una quantità di incisioni su roccia, tra le quali, il famoso Elefante Bianco, nella grotta di Phillips, all'interno della fattoria Ameib Ranch. La grotta è raggiungibile solamente a piedi, circa 45 minuti di cammino. Sulla via, s'incontra uno spiazzo solitamente usato per i picnic, situato tra le rocce; questo luogo è solitamente chiamato "The Bull's Party", ossia la festa del toro. L'entrata è a pagamento e l'orario di visita è dalle 7.30 alle 17.00 di ogni giorno. QUi non è permesso accendere fuochi.

Dalla regione arida e piana del Namib, s'innalza bruscamente lo Spitzkoppe, meglio noto come il Cervino della Namibia. Arte rupestre e rocce vulcaniche, i cui picchi giungono fino a 1.829m, fanno di questo luogo un'attrazione particolare per gli amanti della montagna e della roccia.

La strada del Passo di Gamsberg può essere un'alternativa interessante alla strada asfaltata che passa da Okahandja, in direzione della costa. E' il più lungo ed il più alto passo della Namibia (2.542m slm). Il passaggio graduale, dalla montagna al deserto, offre paesaggi affascinanti, in continuo cambiamento, per poi giungere alla parte nord del parco Namib-Naukluft.

Da Omaruru, una graziosa cittadina a est degli spettacolari Monti Erongo, la strada per il nord passa da Kalkfeld. Qui si possono ammirare le impronte di dinosauro sulla roccia nei pressi della fattoria Otji-haenamaparero, 29 Km dalla città. Le impronte sono stimate risalire a 150-185 milioni di anni fa e sono dichiarate monumento nazionale. I visitatori devono richiedere l'autorizzazione al proprietario per poterle ammirare.

Una delle principali città del paese è Otjiwarongo, sosta obbligata per chi si reca al Parco Etosha. La città ha due alberghi ed un campeggio per camper. E' possibile visitare il Ranch dei coccodrilli, in città. A circa 86 Km ad est di Otjiwarongo si trova il Parco Waterberg Plateau, una sosta rilassante per coloro diretti ad Etosha. L'unico parco montano del paese, particolare per le rocce dai colori e dalle forme singolari, questo parco ospita specie d'animali in via d'estinzione. I dirupi di Okarakuvisa, sulla cima del plateau di Waterberg, ospita gli unici "avvoltoi del capo" di tutto il paese. E' molto facile incontrare animali di ogni tipo sulla via, inoltre si possono fare escursioni a piedi. Questo è uno dei parchi protetti più importante di tutta la Namibia. Il campo Bernabé de la Bat, progettato nel rispetto dell'ambiente, può offrire lussuosi chalets e un campeggio funzionale.

A nord-ovest di Otjiwarongo si trova la città di Outjo, in una zona ricca di praterie e di alberi, e nella quale  è possibile scegliere tra due alberghi ed un campeggio. Viaggiando verso ovest in direzione Khorixas (la capitale amministrativa del Damaraland) 95 Km a ovest di Outjo, si trova il "mistero geologico" noto col nome di Vingerklip. Questo enorme monolitico, alto 35m,   è il resto di un'erosione preistorica ed è situato nella fattoria Bertram. E' necessario il permesso del proprietario per poterlo visitare. 

Continuando la strada principale verso ovest da Khorixas, si incontra la tanto attesa Skeleton Coast, il parco della "Costa degli Scheletri"; la distanza dal campo di Terrace Bay è di 258 Km.

La Terra dei Damara, con i suoi paesaggi di suggestiva bellezza e dalle forme irregolari, è una regione dalle vaste pianure e dalle numerose montagne. Stranezze geologiche, arte rupestre ed una popolazione di elefanti e rinoceronti adattatisi al deserto, ne fanno una terra dalle attrazioni uniche. Luogo interessante per i turisti è la Foresta Pietrificata, situata alle spalle di Khorixas. Inondazioni antidiluviane hanno trasportato sin qui degli enormi tronchi d'albero, alcuni arrivano a misurare 30m di lunghezza. L'età di questi enormi "fossili" è stimata intorno ai 200 milioni di anni. Poco distante da qui, in direzione sud-ovest, si trova Twyfelfontein, ineguagliabile per la sua abbondanza di incisioni rupestri in una valle dalla bizzarra forma ad U, formata da pietra arenaria di colore rosso e da terrazze naturali. A sud-ovest di Twyfelfontein si trova il Cratere Doros, ricco di interessanti fossili. A sud di Twyfelfontein vi sono le desolate Montagne Bruciate (Burnt Mountain), l'argilla ed il basalto risaltano i colori, facendo apparire il luogo come bruciato in un inferno. Un altro interessante fenomeno geologico, poco distante, è rappresentato dalle lastre di basalto perpendicolari al terreno, chiamate Organ Pipes (Canne d'organo).

I turisti, in questa zona, possono pernottare al Campo Khorixas, rinomato per i vini del Capo ed i liquori d'importazione.

Il Campo Palmwag, caratterizzato dalle alte palme makalani, è sulla via per Sesfontein, mentre la fattoria albergo Hobatere è ad ovest di Otjovasandu. Il Campo Palmwag, un'oasi nel deserto del Damaraland, offre alloggi confortevoli ed un'attenzione personale. La notte, il raro elefante nerosi avvicina al campo, fin quasi fuori dalla propria porta. Tende, per i più temerari, si trovano al Campo di Etendeka Mountain, mentre capanne e camping si trovano al Campo Khowarib, verso Sesfontein. Nelle vicinanze di Twyfelfontein  è situato il Campo di Aba-Huab con sistemazioni e zone per picnic eccellenti.

La maestosa catena del Brandberg, si innalza misteriosamente dal circostante altipiano semidesertico, dominando i paesaggi di questa regione. Il picco principale è il Konigstein (2.573m), il più alto di tutto il paese. Molte incisioni rupestri sono state scoperte nelle cave di queste montagne, ma nessuna famosa quanto la "White Lady di Brandberg". Questa figura enigmatica appare su una parete dipinta, nella cava di Maack, nel Tsisab Gorge, chiamata come l'uomo che la scoprì nel 1917. L'amabile "signora" rimase sconosciuta fino al 1948, quando l'archeologo ed ecclesiastico francese Abbè Henri Breuil fu il primo a copiarla e descriverla. Per raggiungere questa grotta bisogna percorrere un sentiero, che costeggia il burrone principale, per circa un'ora. La via si distingue facilmente.