Giornale di Bordo
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file Mps con le tappe file :
Namibia: the Bradt Travel Guide
Immagini Sat dei luoghi attraversati
LA TERRA DEI DIAMANTI
Dell’Africa, prima o poi, ci si innamora. Perché ti trasmette in
petto quel battito che non smette mai, che sempre e comunque ti
stimola a pianificare nuove calate verso sud. Per noi che oramai
possiamo essere considerati malati cronici -probabilmente terminali- è
giunto il momento di rifare gli zaini, censire tutto il materiale
necessario, caricarlo su di un aereo e ripartire.La meta sarà la zona
compresa tra la Namibia e il Deserto del Kalahari; una’area enorme e
apparentemente vuota, fatta di grandi paesaggi, piste sconfinate e
sole infuocato, circoscritta tra le dune del Namib a W, i grandi
parchi del Botswana e le foreste angolane a N, il rigore della vita
del Sudafrica a S/SE. Cercheremo di non tralasciare alcunché, come
farebbe Mr. Sherlock Holmes, armato di lente e col solito fiuto, nel
cercare di risolvere un intricato mistero, o più in sintonia con le
nostre origini, come il “vej tabui da trifola”
delle
Langhe.Però non possiamo continuare a viaggiare solo per il diletto di
farlo, per soddisfare i sensi che lì si acuiscono a dismisura, o per
piantare ancora una bandierina sulla nostra mappa del mondo… dobbiamo
darci un obiettivo intrigante e degno delle fatiche cui
immancabilmente andremo incontro.
Ecco!
Agiremo così!
“Cercheremo di non farsi sopraffare dall’esuberanza del game-drive
(motivo spesso dominante nei viaggi in Africa australe) per allargare
lo sguardo verso la realtà rurale, verso quelle antiche etnie che
occupano, oramai segregate in aree spesso dimenticate dai governi, le
ultime propaggini della “Terra dei
diamanti”.
Chi sono:
Il popolo dei San,
(meglio conosciuti come bushman, o boscimani) gli infallibili
cacciatori originari delle pianure del Kalahari, tra i primi musicisti
della zona australe e tenutari di antiche pratiche mediche, i soli a
conoscere linguaggio “a schiocchi” risalente a prima dell’uso della
parola, con le loro sembianze asiatiche, per le quali, in passato,
venivano considerati alla stregua degli animali…. Vengono oramai fatti
sfollare dalle loro terre per volere del governo, che chiude i pozzi
dei villaggi per alimentare i sempre maggiori stagni artificiali per
l’abbeveraggio degli animali (e la gioia dei turisti);
Gli Herero,
fieri allevatori di ceppo Bantu, giunti in Namibia verso il 1400 e
provenienti dalle sponde dello Zambesi. Un tempo i padroni indiscussi
dell’area centrale compresa tra Namibia e Kalahari, il Kaokoveld, e le
cui feste sono state dichiarate tra le più incantevoli e singolari di
tutta l’Africa, vennero massacrati oltre un secolo fa, insieme ai Nama,
dall’esercito tedesco in seguito alla rivolta del 12 gennaio 1904.
Vivono ora in riserve e vengono impiegati come manodopera nelle
miniere sudafricane.
Gli Himba,
o per meglio dire gli “ovahimba” termine coniato dagli Herero e che
significa “il popolo che si vanta”… probabilmente per via delle grandi
mandrie che possedevano, tesi avvalorata anche dal missionario e
storico tedesco Heinrich Vedder che ne seguì le sorti per molto tempo.
Gli ultimi hippies… con i loro corpi nudi color dell’ocra, rifugiatisi
con le loro greggi presso le lontane rive del fiume Kunene, al confine
con l’Angola, rifuggono i dogmi della modernizzazione e della
globalizzazione;
L’idea
di cercare un contatto semplice e senza riserve con alcuni dei loro
villaggi è ben più del “motivo di un viaggio” e probabilmente ci
porterà via molto del tempo a disposizione.
Per far
fronte a ciò, e vista la difficoltà nel reperire informazioni
dettagliate sulla locazione di alcuni dei più remoti insediamenti,
specie all’interno del Kalahari, batteremo a tappeto alcune aree
davvero isolate, tenendo ben presente che l’uso della tecnologia è
imperativo ma non deve prevaricare gli scopi… Speriamo che tutto ciò
avvenga senza “infastidire” e soprattutto senza alimentare in loro
un’errata visione della modernità che ci portiamo inevitabilmente
appresso.
La Città Perduta
E
mentre ci siamo ficcheremo il naso in una leggenda, quella della città
perduta del Kalahari. Chi ha costruito muri, strade e case 2200 anni
fa? Chi aveva una civiltà così evoluta da estrarre oro e ferro dalle
miniere del Kalahari? Chi abitava sulle rive del lago che c'era al
posto del deserto? Il mistero ci aspetta......
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SUD AFRICA |
Parco Nazionale del Kalahari Gemsbok
(Northern Cape) |
I San |
Finalmente in terra
d'Africa, dopo il solito lungo viaggio aereo, solo il tempo di
recuperare le auto, controllarle mentre il resto del Team provvederà
alla prima spesa e.... partenza. Da Jo'burg a Kuruman : la porta del
Kalahari.
JOBURG
Kuruman
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Il parco possiede le caratteristiche dune rosse, ed è uno dei gioielli
della regione. Si trova nel lontano angolo Nordoccidentale del paese e
con i suoi 953.000 ha è una delle maggiori aree protette di tutta
l'Africa. Con l'adiacente parco Mabuasehube Gemsbok del Botswana, è
anch'esso ispirato alla filosofia dei Parchi della Pace, che promuove
la libera circolazione degli animali attraverso i confini nazionali.
Come dice il suo nome ospita il Gemsbok, l' orice, nonchè la delicata
antilope saltante, lo hartebeest rosso, lo gnu blu, la zebra di
Burchell, l'eland, il cefalofo comune, il protele, e il raro leone del
Kalahari dalla criniera nera, la iena marrone, il ghepardo, e l'otocione.
Nel 1990 è stata reintrodotta la giraffa in questa parte del paese, 87
anni dopo che l'ultimo esemplare era stato abbattuto a Kameelsleep sul
fiume Nossob. Il parco è anche uno degli ultimi rifugi degli avvoltoi
e delle aquile, e un eccellente luogo per avvistare il falco dal
colletto rosso e il bateleur.
Cosa fare e cosa vedere:
Centro di riabilitazione per rapaci di Kuruman Kalahari, the Eye, la
più grande sorgente naturale dell'Emisfero Meridionale, le sabbie
tonanti di Witsand, l'avvistamento degli animali, il bird watching.
Tutto su percorsi per 4WD.
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Si tratta del popolo
più antico dell'Africa meridionale, caratterizzato da tratti somatici
particolari: statura molto ridotta, carnagione giallo-bruna, zigomi e
occhi che richiamano tratti asiatici. Già in un periodo compreso tra
venti e trentamila anni fa, piccoli gruppi nomadi di
cacciatori-raccoglitori, progenitori degli attuali Boscimani,
abitavano tutta l'Africa meridionale e decoravano con la loro
splendida arte migliaia di rocce e caverne.
Quando i Khoi Khoi
(del ceppo Ottentotto), vennero in contatto con i San, dettero origine
al ceppo Khoisan. Ancora oggi i Boscimani, possono essere visti in
alcune zone del Botswana e della Namibia, anche se pochissimi hanno
mantenuto lo stile di vita originale. Il gruppo dell' area del fiume
Kuiseb e' un'eccezione , e mantiene a tutt'oggi lo stile di vita degli
antenati allevatori di capre.Circa 2400 anni fa numerose comunità di
ceppo Bantu, provenienti da nord, si stabilirono in queste zone. Con
una struttura tribale organizzata, a differenza dei Khoisan che
vivevano in gruppi familiari, occuparono sempre più la scena e il
territorio della Namibia. I Khoisan furono spinti ai margini dei
territori più favorevoli ed andarono ad occupare il deserto o le
paludi dell'Okavango finendo per diventare “gregari socialmente
inferiori” del ceppo Bantu ormai dominante. Il processo di
sottomissione continua ancora oggi, i Boscimani si stanno estinguendo.Intorno
al 1400 giunsero in Namibia gli Herero, popolo allevatore di etnia
bantu proveniente dall'area del fiume Zambesi. Gli Herero occuparono
la parte nord-occidentale del paese entrando in conflitto con i
Khoisan per questioni di acqua e di pascolo. Da questo conflitto gli
Herero ebbero la prevalenza scacciando i Khoisan e i Damara (la cui
origine non e' chiaramente accertata). A queste popolazione si
aggiunge l' etnia Wambo che occupa la parte settentrionale del paese.
Questa e' la fotografia del paese all'inizio del 1500, all'arrivo dei
grandi esploratori europei Diego Cao e Bartolomeo Diaz che in due
viaggi successivi furono i primi a sbarcare sulle coste della Namibia.
A loro seguirono una serie ininterrotta di mercanti, missionari e
cacciatori bianchi durante tutto il secolo successivo.Ma oggi gli ultimi Boscimani sono ridotti a vivere nelle frange dei loro antichi
territori . Nel tempo le loro tradizioni si sono dissolte: le altre
culture dominanti, la mescolanza con altre etnie e la segregazione in
zone a loro assegnate, ha portato i Khoisan alla perdita dell'identità
e del patrimonio culturale originario.
Ai popoli Khoisan non è stato solo negato l'accesso alle risorse
naturali, da cui dipende la loro esistenza interconnessa con i ritmi
della natura; anche la loro dignità è stata mortificata, da tutti i
gruppi etnici del subcontinente.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il "Decennio dei Popoli Indigeni":
1995-2005. A partire dagli anni '90, finalmente, i cambiamenti sociali
del Sud Africa e della Namibia hanno favorito la presa di coscienza e
l'inizio del riscatto dei Khoisan. |
Lo Spitzkoppe |
Il Kaokoland |
Gli Himba
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Namibia - Storia |
Misteri |
Namibia Centrale |
Nel 1850
la Namibia fu
colonizzata dalla Germania e nel 1884 iniziarono le prime guerre
contro i gruppi etnici locali da parte dei tedeschi.
Tra il 1904 e il 1908 i colonizzatori iniziarono una
progressiva espropriazione delle terre e del bestiame che scatenò la
ribellione delle comunità di Herero e di Nama e provocò la decimazione
degli Herero. Da allora, nessun africano all'interno della cosiddetta
Zona di Polizia poté possedere un capo di bestiame; le terre di
qualità più scadente furono utilizzate come riserve per gli indigeni
e, allo stesso tempo, furono espropriate le aree più fertili, come le
terre della Corona per distribuirle tra i colonizzatori.
Intorno al 1907, metà degli africani erano stati decimati dalla
guerra.
In seguito, i tedeschi introdussero le prime forme di segregazione
razziale e diedero inizio allo sfruttamento delle miniere di diamanti.
Nel 1908, vennero effettuati i primi rilevamenti di depositi
diamantiferi a Lüderitz.
Nel 1915, il Sudafrica invade la Namibia.
Nel 1920, la Società delle Nazioni concede al Sudafrica un
mandato per amministrare il Paese.
Nel 1945, il Sudafrica rifiuta di annettere la Namibia tra i
territori soggetti all'amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite.
Nel 1948, il Sudafrica dichiara la Namibia quinta regione
dell'Unione.
Nel 1950, viene fondato lo SWAPO.
Nel 1959, Nujoma e altri membri dello Swapo vengono mandati in
esilio dalla polizia sudafricana in seguito a una manifestazione di
protesta contro il trasferimento forzato dei residenti neri di
Windhoek.
Nel 1960, il Sudafrica estende il sistema dell'apartheid alla
Namibia.
Nel 1966, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite rescinde il
mandato del Sudafrica e ne richiede il ritiro dai territori della
Namibia.
Nel 1966, lo SWAPO inizia l'offensiva armata. Le Nazioni Unite
revocano il mandato al Sudafrica.
Nel 1971, la Corte di Giustizia Internazionale dichiara
illegale l'amministrazione sudafricana in Namibia.
A partire dagli anni '70, lo Swapo ha la possibilità di
intensificare le operazioni militari utilizzando basi in territorio
angolano. Il Sudafrica risponde creando un esercito locale (lo SWATF -
South West Africa Territory Force) e intraprendendo una serie di
campagne controinsurrezionali che fanno ingenti vittime tra le
popolazioni della Namibia settentrionale.
Nel 1978, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta
la Risoluzione 435, che garantisce la graduale decolonizzazione del
Paese, la cessazione delle ostilità e la smobilitazione delle forze
armate sotto il controllo delle Nazioni Unite, garantendo la tutela
della pace e lo svolgimento di libere elezioni.
Nel 1988, la Risoluzione 435 diventa esecutiva in conformità
con gli accordi siglati nel 1987 tra il Sudafrica, l'Angola,
Cuba e gli Stati Uniti. Tale risoluzione prevede il ritiro immediato
delle truppe sudafricane dalla Namibia e di quelle cubane dall'Angola.
Nel 1989, i Caschi Blu delle Nazioni Unite atterrano a Windhoek.
I soldati cubani vengono fatti evacuare dall'Angola e quelli
sudafricani dalla Namibia.
Walvis Bay e le 12 isole Penguin restano per il momento al Sudafrica.
Nel febbraio 1990, Sam Nujoma viene eletto Presidente della
Namibia.
Il 21 Marzo 1990, la Namibia diventa uno Stato indipendente.
Nel 1994, il Sudafrica trasferisce alla Namibia la sovranità di
Walvis Bay e delle 12 isole Penguin.
da: La "Shoah"
dimenticata – di Jean-Léonard Touadi (fonte Nigrizia)
Secondo il libro di Serge Bilé,
sono tra i 10 e i 30mila i neri morti nei campi di concentramento
nazisti. Prima dei lager, la Germania si era resa responsabile del
genocidio degli herero in Namibia: «Una gigantesca e infernale
preparazione ai campi di sterminio» Auschwitz è una macchia indelebile
nella coscienza collettiva dell’umanità. La sua commemorazione, a
sessant’anni dalla fine della guerra, lungi dall’essere un semplice
rituale per “fare memoria”, dovrebbe diventare l’occasione per la
stesura di un patto morale di sopravvivenza collettiva. Perché l’uomo
(non solo il nazista) non possa mai più annientare l’uomo (non solo
l’ebreo). Ricordare la Shoah è dire no a tutti i genocidi, a tutte le
volte in cui il “sonno della ragione” fa dell’uomo un lupo per il suo
simile.
Il dovere di memoria s’impone per
tutte le vittime della barbarie nazista. Nel susseguirsi delle
cerimonie ufficiali e delle testimonianze dei sopravvissuti, invece,
c’è un silenzio incomprensibile sulle vittime nere dell’Olocausto.
Africani, tedeschi d’oltre-mare (originari dei territori dell’impero
coloniale prussiano) e meticci (nati da matrimoni misti in Germania)
hanno conosciuto la discriminazione, la deportazione e la morte nei
campi di concentramento. Eppure, quasi nessuno, o pochissimi, hanno
ricordato quei neger di Germania, nominati nei famigerati testi di
legge di Norimberga, che spianano la strada all’Olocausto. C’era
un’unica differenza: gli ebrei erano tenuti a portare la famigerata
stella gialla; i neri erano sistematicamente sterilizzati.
Le vittime:
Tante le storie raccolte da Serge
Billé. Come quella di Erika N’Gando, camerunese di 35 anni, raccontata
da Renée Hautecoeur, francese sopravvissuta al campo di prigionia di
Ravensbruck. Renée ricorda quella giovane donna, soprannominata dalle
compagne di sventura «Blanchette»: «Gridava dalla mattina alla sera:
“Ho freddo, ho freddo!”». Come tutte le detenute, Erika era soggetta a
numerose umiliazioni e sottoposta a lavori forzati. A turno, lei e le
altre dovevano soddisfare sessualmente le guardie naziste. Erika non è
mai più tornata in Camerun.
Né è mai tornato a casa Carlos
Grevkey, originario dell’isola di Fernando Po (oggi isola di Bioko,
Guinea Equatoriale). Durante la guerra di Spagna, la sua famiglia
lasciò la penisola iberica e si rifugiò in Francia. Nessuno sa come
Carlos arrivò in Germania. Fu deportato a Mauthausen, dove trovò la
morte nelle camere a gas.
Alcune storie sono narrate dalla viva
voce del cantante John William, figlio di una ivoriana e di un
francese. Accusato di sabotaggio nella fabbrica di Montluçon, dove
lavorava come operaio, fu arrestato e deportato nel campo di
Neuengamme all’età di 22 anni. Nonostante le dure condizioni di
cattività, John visse giorni di solidarietà con gli altri neri del
campo. «Riuscii a sopravvivere, grazie all’intensa solidarietà degli
amici e alla fede cristiana», ha dichiarato John nell’intervista
concessa a Serge Bilé.
Ma per un John che racconta la
fortuna di essersi salvato, tanti altri sono spariti per sempre, senza
nemmeno la dignità di un ricordo. L’eclisse degli africani e degli
zingari, nei ricordi annidati dentro l’inconscio collettivo
dell’umanità, è un vulnus morale che merita di essere colmato, per
completare il ponderoso e doveroso percorso d’interiorizzazione della
Shoah che l’umanità sta compiendo.
Il caso degli herero:
Ma se il mondo dimentica gli
africani morti nei campi nazisti, la Germania si sforza di non
cancellare dalla memoria nazionale il genocidio degli herero, compiuto
dalle truppe tedesche in Namibia nel 1904. «Noi tedeschi assumiamo la
nostra responsabilità morale e storica. Vi chiedo perdono». Con queste
parole, Heidemarie Wieczoreck-Zeul, ministro tedesco della
Cooperazione allo sviluppo, si è rivolto ai discendenti degli herero,
che chiedono da tempo alla Germania un’assunzione di responsabilità
storica e un risarcimento materiale.
Nel 2001, l’associazione per i
risarcimenti al popolo herero ha iniziato una causa davanti ai
tribunali americani, chiedendo al governo tedesco 4 miliardi di
dollari e altrettanti a imprese tedesche allora presenti in Namibia (Deutsche
Bank AG, Woerman line – oggi SAFmarine – e Terex Corporation).
I fatti
risalgono ai primi decenni dell’occupazione tedesca della Namibia
(1880-1915). Insieme al Tanganika, a una parte del Camerun e al Togo,
la Namibia era la perla delle colonie tedesche in Africa. Il regime
coloniale nell’Africa del sud-est era durissimo: continue umiliazioni
delle persone e delle loro tradizioni; lavori forzati, accompagnati da
percosse fisiche; violenze sulle donne; confisca delle terre e del
bestiame.
Il 12 gennaio 1904 scoppia la rivolta
degli herero. Il capo, Samuel Maherero, guida la sommossa. Duecento
coloni tedeschi sono uccisi, mentre i missionari sono risparmiati.
Dopo una prima reazione, giudicata «troppo debole» dalle autorità di
Berlino, la rappresaglia tedesca è affidata al nuovo governatore, il
generale Lothar Von Trotta. Questi dichiara: «Il popolo herero deve
lasciare il paese. In caso contrario, sarò costretto a sloggiarlo coi
cannoni».
Davanti al rifiuto degli herero, Von
Trotta accerchia le loro terre (lasciando libera soltanto una via di
fuga verso il deserto del Kalahari), uccide chiunque capiti a tiro e
ordina di avvelenare le sorgenti d’acqua. Ai più turbolenti riserva
impiccagioni di massa. Il primo genocidio del XX secolo si protrae dal
1904 al 1907. Quando il governatore Von Lindequist ordina la fine
delle operazioni belliche, il bilancio è terrificante: dei circa
90.000 herero originari ne sono rimasti solo 15.000, confinati in
“riserve tribali” e utilizzati dai coloni come mano d’opera schiava.
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1989:
incidente UFO nel Kalahari
Alla fine del 1989 nel deserto del
Kalahari ( Africa del sud ) sarebbe stato abbattuto nello spazio aereo
del Botswana un UFO da un Mirage dell' aereonautica militare
sudafricana, con una tecnologia nuova per quegli anni: il THOR-2. Gli
ufologi sono venuti a conoscenza del fatto poco tempo fa, grazie a un
ricercatore inglese, Dodd Tony.Doddy afferma di aver avuto questa
informazione da James Van Greunen, un capitano dell' intelligence in
servizio all' aereonautica sudafricana. Al tempo era stata montata una
nuova arma laser in via di sperimentazione su un Mirage della flotta
del Sud Africa. Un oggetto volante non identificato sarebbe stato
rilevato dai radar mentre sorvolava lo spazio aereo del paese e alcuni
alti ufficiali dell' aviazione militare avrebbero impartito un ordine
preciso al Mirage in possesso del THOR-2: intercettare e all'
occorrenza abbattere l' UFO. Il velivolo intruso sarebbe stato
raggiunto e abbattuto mentre sorvolava il deserto del Kalahari.
I militari, recatisi sul luogo dove era stato abbattuto l' UFO
rinvenirono il velivolo e al suo interno i corpi di 2 umanoidi,
fisicamente alti ed esili che vennero esaminati in un ospedale
militare. Quanto affermato dal capitano Van Greunen e' stato divulgato
in un libro da lui pubblicato in Germania, dato che in Sudafrica era
stato minacciato dal governo. La maggior parte degli ufologi
concordano sulla veridicità di quanto raccontato da Van Greunen .
L’antico fenomeno dei 'Fairy circles' della Namibia
Tra i fenomeni legati alla terra e alla figura del
cerchio, a mio avviso, uno dei più affascinanti è quello dei 'Fairy
circles', particolari zone circolari prive di vegetazione che
caratterizzano il paesaggio della Namibia, stato dell'Africa fra i più
"sconosciuti" al grande pubblico ma dalla natura ricca, dal mutevole
ed incantevole paesaggio, fatto di grandi silenzi e di cieli di una
bellezza mozzafiato.
Si tratta di un fenomeno così antico (le tribù locali
lo “conoscono” da sempre) e così singolare che non esiste tour
turistico africano che attraversi la regione del Marienfluss, nel
Kaokoland della Namibia, che non includa una tappa alla visita di
queste particolari formazioni circolari.
In seguito alla divulgazione dei risultati di uno
studio su tale fenomenologia, molte testate internazionali1,
nella settimana appena trascorsa, si sono occupate dei cerchi
africani e a noi, nei giorni ormai prossimi alla ripresa a pieno ritmo
della tradizionale “stagione” dei crop circles, piace “abbinare”
idealmente i due fenomeni che, pur essendo così differenti, ci
suggeriscono delle riflessioni sociologiche da non sottovalutare.
Non sarebbe coretto pensare al fenomeno namibiano come
uno di quei “misteri” dei quali, solo di recente, la scienza si è
occupata. Ad una attenta valutazione delle cose ci si rende conto come
dei 'Fairy circles' la scienza si occupa da più di 30 anni. Siamo a
conoscenza di studi pubblicati dal 1974 al 2000. I più rappresentativi
quelli di:
Tinley KL (1974) Synopsis of
outstanding problems in Etosha-Damarana-Kaokoveld region of S.W.A.
unpl. paper, University of Pretoria.
Theron GK (1979) Die verskynsel van
kaal kolle in Kaokoland, Suidwes-Afrika. Journal of the South African
Biological Society 20: 43–53.
Viljoen PJ (1980) Veldtipes,
Verspreiding van die groter Soogediere, en enkele Aspekte van die
Ekologie van Kaokoland. Pretoria (unpubl. M.Sc.thesis).
Eicker A, Theron GK, Grobbelaar N
(1982) `n Mikrobiologiese studie van “kaal kolle” in die Giribesvlakte
van Kaokoland, S.W.A.-Namibia. South African Journal of Botany.1:
69–74.
Moll E (1994) Fairy rings in
Kaokoland. In: Seynai JH & Chikuni AC (eds) Proceedings of the 13th
Plenary Meeting AETFAT, Zomba, Malawi, pp 1203–1210.
Becker T, Getzin S (2000) The fairy
circles of Kaokoland (North-West Namibia) – origin, distribution, and
characteristics. Basic and Applied Ecology 1, 149–159
Ultimo, in ordine di tempo, lo studio del ricercatore
Gretel van Rooyen, un botanico della università di Pretoria.
Il professor van Rooyen, in esclusiva dalle pagine di New Scientist3
, ha dichiarato come le opportune prove di
laboratorio da lui effettuate suggeriscano come il fenomeno dei 'Fairy
circles' possa essere legato a qualcosa di tossico che non permette
alla vegetazione di crescere all’interno dei cerchi e rigettando, alla
luce dei nuovi test, alcune vecchie ipotesi. Nulla di più, allo stato
attuale, è in grado di aggiungere, se non che questi cerchi restano un
campo d’indagine aperto, terreno di sfida per la scienza che, ad
esempio, dovrà spiegare i come ed i perché insiti alla presenza di una
qualche tossicità in quei luoghi.
Se quindi appare controverso e non ancora possibile
definire cosa sono i fairy circles, possiamo tentare d’analizzare cosa
per certo, alla luce degli studi e delle ricerche sopra citati, si
conosce di questi cerchi.
Nel Kaokoland, la zona di distribuzione dei fairy
circles si limita alle regioni dominate da depositi sabbiosi
interessati da precipitazioni annue tra i 50 ed i 100 millimetri.
L'interpretazione delle fotografie aeree indica che i
fairy circles si estendono principalmente nella parte occidentale del
Kaokoland. La zona di distribuzione totale corrisponde a circa 3500
km2.
Una caratteristica tipica dei fairy circles è il bordo
che delimita i cerchi e che è costituito da tussocks, erbe alte
e fitte. In generale, questi tussocks appartengono alla stessa
specie d'erba che forma la vegetazione circostante anche se il loro
aspetto appare essere più rigoglioso.
Il diametro medio dei cerchi è compreso fra i 5 e gli 8
metri e, il loro interno, è privo di qualsiasi vegetazione.
Tinley (1974) considerò i cerchi come la risultante di
resti fossili dell’attività delle termiti, fossili risalenti al
periodo in cui le precipitazioni erano più abbondanti rispetto ad
oggi.
Un’altra spiegazione per i cerchi fu l'interazione
allelopatica fra l’euphorbia damarana e la vegetazione
erbacea contemporanea (Theron 1979).
Secondo l'ipotesi di Moll (1994), sono le termiti gli
agenti più probabili delle formazioni dei fairy circles in base al
comportamento specifico dell’Hodotermes mossambicus. Anche
Becker e Getzin (2000) giungono all’ipotesi termiti.
Oltre a queste vi sono altre spiegazioni e diverse
credenze intorno ai cerchi della Namibia: variazioni delle onde
elettromagnetiche, minerali presenti nella terra, radiazioni, ragioni
di origine meteorica, manifestazioni ufologiche, spiriti ballanti ed,
infine, la spiegazione ufficiale (e tradizionale) del popolo Himba
(l’etnia che abita la regione dei cerchi) e che sostiene come i cerchi
sono lì da sempre ad opera di una loro divinità.
Quale che sia la verità è affascinante notare come
popoli differenti e con differenti culture (la popolazione endemica ed
il “popolo” dei turisti) guardino comunque al cielo di fronte ai
misteri più complessi della natura; mi piace, a tal proposito,
terminare questa “chiacchierata” sui 'Fairy circles' citando quanto è
riportato in un diario di viaggio scritto da un’europea recatasi in
Namibia: “Durante l’escursione della mattina, la nostra guida Sylvie
ci ha mostrato la caratteristica del posto, veramente singolare. .
L'erba bionda sulle dune è modellata in cerchi… mi ha ricordato i
nostri crop circles. Qui il fenomeno è denominato Fairy circles
e abbondano numerose spiegazioni: alcune tribù locali dicono che sono
lì a causa dei combattimenti degli oryx, gli scienziati in visita
parlano di effetti sotterranei delle termiti o dell'avvelenamento
dovuto ad un piccolo fiore simile l’Eidelweiss. "E cosa si dice circa
l’attività extraterrestre?" chiedo ancora…..
La notte scorsa ho alzato la testa alle stelle….
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Windhoek, la capitale, situata sull'altopiano centrale
della Namibia; è una città affascinante, circondata da colline e dalle
imponenti montagne Auas e Eros. L'altezza sopra il livello del mare è
di 1.650m, lievemente inferiore a quella di Johannesburg, in Sud
Africa, o Denver negli Stati Uniti d'America, detta "la città alta un
miglio". Il clima è tipico di un paese molto arido, semi-desertico,
giornate calde e notti fresche.
Il
viale dell'Indipendenza, ricco di alberi e fontane, offre un po' di
relax nel cuore della capitale. Marciapiedi ampi su cui passeggiare,
simpatici bar e caffè, rendono ancora più piacevole una visita al
centro. Lo Zoo Park, sempre nel centro, rende l'atmosfera ancora più
rilassante, con alberi, prati e giardini.
Windhoek si gira molto bene a piedi.
C'è un percorso pedonale di circa un'ora, detto Hofmeyer Walk, che
passa nella vicina valle di Klein Windhoek e offre una veduta
panoramica della città. Al centro della zona pedonale di Post Street
sono in mostra 33 meteoriti dalla pioggia meteoritica di Gibeon, che
depositò, nel 1837, 21 tonnellate di massi extraterrestri nella zona
di Gibeon, nella Namibia meridionale.
Lo
stile della città è stato arricchito notevolmente dalle numerose
costruzioni in stile tedesco d'inizio secolo. I palazzi eretti nella
zona commerciale della città, ricordano, per forme e colori, i loro
predecessori in stile germanico. Palazzi coloniali, come il
Tintenpalast, ossia "Il Palazzo d'Inchiostro", ora sede del governo e
la Christuskirche, donano una bellezza particolare alla città. L'Alte
Feste, costruzione dal muro bianco, riflette la storia del paese,
costruito come forte, ora è un museo. Vi sono inoltre tre castelli
tedeschi, progettati dall'architetto Willi Sander nei primi del 900,
che rendono più romantica la vista della città.
I
venditori ambulanti che dispongono i loro oggetti ai lati delle
strade, riflettono la cultura del paese, con lavori in legno, cestini
ed ornamenti vari.
Windhoek offre ogni tipo di comodità moderna, alberghi, pensioni e
ristoranti specializzati in cucina locale, con dei gusti del tutto
particolari. Le pregiate carni di animali come l'orice, il kudu o
l'antilope, si trovano facilmente in quasi tutti i ristoranti. Queste
carni sono particolarmente apprezzabili se servite affumicate o come
patè. Bistecche di struzzo, filetti o biltong (stringhe di carne
secca) sono piatti comuni. I deliziosi piatti di carne non
scarseggiano mai, in quanto la Namibia è un paese produttore di carne
di manzo e montone di ottima qualità. La costa fornisce inoltre frutti
di mare e pesce di primissima qualità: aragoste, ostriche, sogliole,
kinglip e steenbras.
L'influenza tedesca si può notare nel cibo, come in altri settori. In
stile tedesco vi è un grande assortimento di salumi, vari tipi di pane
e pasticceria di ottima qualità. La birra locale è leggera e
rinfrescante, prodotta secondo un sistema locale il Reinheitsgebot, è
composta di soli ingredienti naturali. Per chi fosse interessato a
fare dello shopping, in centro vi sono negozzi di pellicce o giacche
in pelle, dai design particolari; le pelli di Swakara, molto usate in
questo campo, si differenziano dalle altre per il loro effetto "seta
ondulata". I gioelli si distinguono per la loro bellezza, le
composizioni variano dallo stile classico a quello moderno, le gemme
sono locali o importate ed i modelli vengono composti a seconda del
gusto del cliente, dagli orefici. Molto particolari sono i tappeti
fatti a mano, in lana di karakul. Vari i negozi che vendono oggetti
d'arte africana e pietre semipreziose.
Manifestazioni tipicamente tedesche, come "l'Oktoberfest" e "WIKA", il
carnevale di Windhoek, che prende luogo ogni anno in autunno, donano a
questa città cosmopolita un senso di gioia ed allegria. La Namibia
International Trade Fair, ossia una fiera internazionale molto
importante, in maggio, attrae un numero sempre maggiore di visitatori
ed imprenditori stranieri. Luoghi d'interesse storico sono: il Museo
di Stato, dove si possono ammirare esempi di cultura locale; e l'Alte
Feste. Ulteriori informazioni sul paese, sono facilmente reperibili
presso gli Archivi di Stato e la libreria Estorff. Per gli amanti
dell'arte, la mostra permanente all'associazione artistica namibiana,
offre la possibilità di osservare il meglio dell'arte locale. Il
centro artistico della Namibia, mostra una vasta gamma di arti e
mestieri locali.
Windhoek è il luogo ideale come base da cui partire per esplorare le
campagne circostanti. La capitale è inoltre il punto di partenza di
tour automobilistici, in autobus o aereo.
Vi
sono tre luoghi di villeggiatura accessibili facilmente in quest'area.
Il Parco Daan Viljoen,
a circa 24 Km a ovest di Windhoek, nel mezzo delle colline Khomas
Hochland. Varie specie di antilopi, zebre, babbuini e struzzi possono
essere avvistati facilmente. SOno inoltre presenti circa 200
differenti tipi di specie di uccelli. Si ha la possibilità di
scegliere tra due percorsi, uno di 1,5 Km e uno di 9 Km.
La
Stazione di soggiorno Reho Spa
nella provincia di Rehoboth, si trova a circa 90 Km a
sud di Windhoek. Poco distante dalla strada principale, è fornita di
piscina, bar e bagni termali. La sistemazione varia da bungalows
lussuosi a campeggi sia per tende che per caravan. Un museo, in città,
mostra l'interessante storia degli abitanti di Rehoboth.
La
Stazione Turistica Von Bach
Dam, poco a sud della città di Okahandja, è l'ideale
per gli sport acquatici e per la pesca, specialmente alle carpe. Si
può sostare giorno e notte.
Okahandja,
72 Km a nord di Windhoek, ha una storia significativa per la la tribù
Herero. Questa gente si riunisce annualmente durante l'ultima domenica
di Agosto, per recarsi alle tombe dei loro parenti. Vi è inoltre un
grande mercato all'aperto, a pochi minuti dalla città in cui possono
essere acquistati oggetti di artigianato locale sia in legno che in
pietra.
Le
Acque Termali di Gross Barmen,
a 100 Km da Windhoek, in direzione nord; dove ci si può rilassare in
piscina o nei bagni termali circondati da palme altissime. I
visitatori apprezzano particolarmente le acque calde minerali.
L'accomodazione varia da lussuosi miniappartamenti, a più piccoli, ma
molto confortevoli bungalows.
La
città di Otjimbingwe
è situata nella pittoresca zona delle colline Khomas Hochland. Qui vi
fu costruita la "Powder Tower" di 8 metri dalla missione Renana, nel
1872, per motivi di difesa.
Karibib,
una piccola città tra Windhoek e Swakopmund, è famosa per le sue cave
di marmo ed una vasta scelta di pietre preziose. La miniera d'oro
Navachab, ha contribuito fortemente allo sviluppo economico della
città, che può vantare ben due alberghi e svariate fattorie. Una
sensazione di antichità è generata dall'arte rupestre presente in
questa zona.
Le
Montagne Erongo,
a nord di Usakos, nascondono una quantità di incisioni su roccia, tra
le quali, il famoso Elefante Bianco, nella grotta di Phillips,
all'interno della fattoria
Ameib Ranch. La grotta è raggiungibile solamente a
piedi, circa 45 minuti di cammino. Sulla via, s'incontra uno spiazzo
solitamente usato per i picnic, situato tra le rocce; questo luogo è
solitamente chiamato "The Bull's Party", ossia la festa del toro.
L'entrata è a pagamento e l'orario di visita è dalle 7.30 alle 17.00
di ogni giorno. QUi non è permesso accendere fuochi.
Dalla regione arida e piana del Namib, s'innalza bruscamente lo
Spitzkoppe,
meglio noto come il Cervino della Namibia. Arte rupestre e rocce
vulcaniche, i cui picchi giungono fino a 1.829m, fanno di questo luogo
un'attrazione particolare per gli amanti della montagna e della
roccia.
La
strada del Passo di Gamsberg
può essere un'alternativa interessante alla strada asfaltata che passa
da Okahandja, in direzione della costa. E' il più lungo ed il più alto
passo della Namibia (2.542m slm). Il passaggio graduale, dalla
montagna al deserto, offre paesaggi affascinanti, in continuo
cambiamento, per poi giungere alla parte nord del parco Namib-Naukluft.
Da
Omaruru, una
graziosa cittadina a est degli spettacolari Monti Erongo, la strada
per il nord passa da Kalkfeld.
Qui si possono ammirare le impronte di dinosauro sulla roccia nei
pressi della fattoria Otji-haenamaparero, 29 Km dalla città. Le
impronte sono stimate risalire a 150-185 milioni di anni fa e sono
dichiarate monumento nazionale. I visitatori devono richiedere
l'autorizzazione al proprietario per poterle ammirare.
Una
delle principali città del paese è
Otjiwarongo, sosta
obbligata per chi si reca al Parco Etosha. La città ha due alberghi ed
un campeggio per camper. E' possibile visitare il Ranch dei
coccodrilli, in città. A circa 86 Km ad est di Otjiwarongo si trova il
Parco Waterberg Plateau, una sosta rilassante per coloro
diretti ad Etosha. L'unico parco montano del paese, particolare per le
rocce dai colori e dalle forme singolari, questo parco ospita specie
d'animali in via d'estinzione. I dirupi di Okarakuvisa, sulla cima del
plateau di Waterberg, ospita gli unici "avvoltoi del capo" di tutto il
paese. E' molto facile incontrare animali di ogni tipo sulla via,
inoltre si possono fare escursioni a piedi. Questo è uno dei parchi
protetti più importante di tutta la Namibia. Il campo Bernabé de la
Bat, progettato nel rispetto dell'ambiente, può offrire lussuosi
chalets e un campeggio funzionale.
A
nord-ovest di Otjiwarongo si trova la città di Outjo, in una zona
ricca di praterie e di alberi, e nella quale è possibile scegliere
tra due alberghi ed un campeggio. Viaggiando verso ovest in direzione
Khorixas (la
capitale amministrativa del Damaraland) 95 Km a ovest di Outjo, si
trova il "mistero geologico" noto col nome di
Vingerklip. Questo enorme monolitico, alto 35m, è il
resto di un'erosione preistorica ed è situato nella fattoria Bertram.
E' necessario il permesso del proprietario per poterlo visitare.
Continuando la strada principale verso ovest da Khorixas, si incontra
la tanto attesa Skeleton Coast, il parco della "Costa degli
Scheletri"; la distanza dal campo di Terrace Bay è di 258 Km.
La
Terra dei Damara, con i suoi paesaggi di suggestiva bellezza e dalle
forme irregolari, è una regione dalle vaste pianure e dalle numerose
montagne. Stranezze geologiche, arte rupestre ed una popolazione di
elefanti e rinoceronti adattatisi al deserto, ne fanno una terra dalle
attrazioni uniche. Luogo interessante per i turisti è la
Foresta Pietrificata,
situata alle spalle di Khorixas. Inondazioni antidiluviane hanno
trasportato sin qui degli enormi tronchi d'albero, alcuni arrivano a
misurare 30m di lunghezza. L'età di questi enormi "fossili" è stimata
intorno ai 200 milioni di anni. Poco distante da qui, in direzione
sud-ovest, si trova
Twyfelfontein, ineguagliabile per la sua abbondanza di
incisioni rupestri in una valle dalla bizzarra forma ad U, formata da
pietra arenaria di colore rosso e da terrazze naturali. A sud-ovest di
Twyfelfontein si trova il
Cratere Doros, ricco di interessanti fossili. A sud di
Twyfelfontein vi sono le desolate
Montagne Bruciate (Burnt
Mountain), l'argilla ed il basalto risaltano i colori, facendo
apparire il luogo come bruciato in un inferno. Un altro interessante
fenomeno geologico, poco distante, è rappresentato dalle lastre di
basalto perpendicolari al terreno, chiamate
Organ Pipes (Canne
d'organo).
I
turisti, in questa zona, possono pernottare al
Campo Khorixas,
rinomato per i vini del Capo ed i liquori d'importazione.
Il
Campo Palmwag,
caratterizzato dalle alte palme makalani, è sulla via per Sesfontein,
mentre la fattoria albergo
Hobatere è ad ovest di Otjovasandu. Il Campo Palmwag,
un'oasi nel deserto del Damaraland, offre alloggi confortevoli ed
un'attenzione personale. La notte, il raro elefante nerosi avvicina al
campo, fin quasi fuori dalla propria porta. Tende, per i più temerari,
si trovano al Campo di
Etendeka Mountain, mentre capanne e camping si trovano
al Campo Khowarib,
verso Sesfontein. Nelle vicinanze di Twyfelfontein è situato il
Campo di Aba-Huab
con sistemazioni e zone per picnic eccellenti.
La
maestosa catena del Brandberg,
si innalza misteriosamente dal circostante altipiano semidesertico,
dominando i paesaggi di questa regione. Il picco principale è il
Konigstein (2.573m), il più alto di tutto il paese. Molte incisioni
rupestri sono state scoperte nelle cave di queste montagne, ma nessuna
famosa quanto la "White Lady di Brandberg". Questa figura enigmatica
appare su una parete dipinta, nella cava di Maack, nel Tsisab Gorge,
chiamata come l'uomo che la scoprì nel 1917. L'amabile "signora"
rimase sconosciuta fino al 1948, quando l'archeologo ed ecclesiastico
francese Abbè Henri Breuil fu il primo a copiarla e descriverla. Per
raggiungere questa grotta bisogna percorrere un sentiero, che
costeggia il burrone principale, per circa un'ora. La via si distingue
facilmente.
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